Comune di Tito

Patrimonio storico e culturale

Orti urbani

orti

Ecco il risultato della collaborazione tra Comune di Tito, associazione RiCrea e ortolani titesi per recuperare e riportare in una cornice di legalità l’antica tradizione della “duvada”. Il traguardo più importante finora raggiunto è l’autorizzazione, di durata trentennale, alla derivazione di acqua dalla fiumara per irrigare gli orti di fondovalle. Qui trovate l’elenco degli ortolani autorizzati, alcuni elaborati progettuali, il contratto sottoscritto oltre il materiale raccolto durante gli appuntamenti che hanno come protagonista la nostra fiumara.

pdf Istanza per la concessione trentennale di derivazione di acqua pubblica superficiale del torrente Noce a uso irriguo, nulla osta Regione Basilicata

pdf Elenco ortolani richiedenti

zip Studio idrologico-idraulico, allegati grafici

» Regolamento regionale derivazione acque pubbliche della Regione Basilicata

 

La fiumara di Tito, caratteristiche geologiche e geomorfologiche (dr. Antonio Langone)

 

 

 

Biblioteca comunale Lorenzo Ostuni e Fondo Carlo Alianello

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Tito, via Convento
Orari di apertura:
lunedì, martedì e giovedì dalle ore 15 alle ore 19

Docente, scrittore, sceneggiatore, Carlo Alianello, di origini titesi, ha affrontato con le sue maggiori opere, L’alfiere e L’eredità della priora, il tema della conquista del Sud, dal brigantaggio all’unificazione d’Italia. Nel Fondo a lui dedicato sono conservati scritti mai pubblicati e oggetti personali.
La sua affascinante personalità si intreccia, nello stesso luogo, con quella di Lorenzo Ostuni, studioso e collezionista di simboli di ogni cultura, artista visivo e incisore di specchi e pietre, inventore di originali tecniche d’indagine e sviluppo della personalità, profondo conoscitore delle tradizioni spirituali.

La biblioteca comunale è gestita dall'associazione Sotto il Castello.
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Lorenzo Ostuni
Lorenzo Ostuni (Tito 1938, Roma 2013) è stato un filosofo, simbologo e terapeuta italiano di fama internazionale. Fin dagli anni sessanta si è dedicato allo studio dei simboli e al loro utilizzo come strumento per la conoscenza profonda di se stessi e per l’autorealizzazione. Diversi sono i sistemi semiologici, simbolici e letterari da lui creati a questo scopo (i più noti: il Biodramma, la Mirror therapy, le 99 Chimere, le Sfingi). Tantissime sono le persone (anche molto note come Federico Fellini, Vittorio Gassman, Theo Angelopoulos) che hanno frequentato il suo centro studi “La Caverna di Platone” a Roma, così come migliaia i partecipanti ai suoi seminari in Italia e negli Stati Uniti,
dove ha insegnato presso l’Esalen Institute, il più importante centro mondiale per lo sviluppo del potenziale umano.
Lorenzo Ostuni è stato anche autore di programmi televisivi (uno dei successi: Misteri su Rai2 e Rai3) e produttore di sceneggiati televisivi e di grandi film d’autore premiati a Cannes e Venezia.

Fondo Carlo Alianello
Autore di origine lucana, il padre era potentîno ed il nonno di Missanello, Carlo Alianello nacque il 20 marzo 1901 a Roma e qui morì il 1° aprile 1981.
Dopo aver trascorso la fanciullezza in Sardegna e nel capoluogo toscano gli anni della gioventù, rientrò a Roma per laurearsi in Lettere e dedicarsi alle sue passioni: l'insegnamento e il giornalismo. Collaborò infatti con Il Mondo, Il Corriere della Sera, Il Giornale d'Italia e Il Messaggero.
Eventi di grande importanza lo videro protagonista: nel 1952 ricevette il Premio Valdagno-Marzotto per I Soldati del Re e nel 1963 il Premio Campiello per L'eredità della priora. Il suo primo romanzo L'alfiere, pubblicato nel 1943, ebbe un tale successo di critica e di pubblico da diventare, nel 1956, uno dei primi sceneggîati televisivi prodotti dalla Rai con la regia di Anton Giulio Majano. Stessa regia nel 1980 per lo sceneggiato in sette puntate tratto da L'eredità della priora, del quale molte scene vennero girate a Tito. Frequenti riferimenti al paese sono presenti nelle opere principali della scrittore. Ne L’alfiere, ad esempio, Alianello ne descrive il paesaggio e le feste popolari. il Fondo Carlo Alianello, costituito dall'archivio dello scrittore e da alcuni oggetti personali, è stato donato dalla famiglia nel 2001 al Comune di Tito.
L'amministrazione comunale e la famiglia Alianello, in collaborazione con il parco della Grancia, hanno presentato al pubblico il Fondo nel dicembre del 2003, mentre il 18 febbraio 2004 la Soprintendenza archivistica della Basilicata ha formalizzato la notifica di notevole interesse storico.

Info e prenotazioni

museo multimediale ett

MUSEO MULTIMEDIALE "UNA ROCCA DI AVVISTAMENTO SULLA STORIA"

Sito web
www.torresatriano.it

Orari
Apertura ordinaria
dal 1° marzo al 31 ottobre > sabato e domenica ore 9:00/13:00 e ore 15:00/17:00
Apertura straordinaria
L’apertura del sito e la visita guidata saranno garantite negli altri mesi dell’anno e nei restanti giorni della settimana, ove possibile, per gruppi di minimo 10 visitatori che effettuino la prenotazione con un preavviso di almeno 24 ore.

Contributo visita
Nelle giornate di apertura ordinaria (1/3 – 31/10)
3 euro (pro capite) / 2 € (pro capite) ridotto per under 12 e over 65
Nelle giornate in cui non è prevista l'apertura ordinaria
numero visitatori (per gruppo) > contributo (pro capite)
Meno di 10 > 5 euro
Da 10 a 24 > 3 euro
Da 25 a 49 > 2.50 euro
Più di 50 > 2 euro
In caso di apertura straordinaria sono previste riduzioni solo su base numerica e non per fasce d’età.

Contatti
Associazione culturale Memorìa
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La tour de Satrianum

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Vue d’ensemble de la zone d’excavation avec la cathédrale, la résidence de l’évêque et la tour (de F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere...”, p. 239)

L'ancienne ville de Satrianum s’enlevait au sommet d'une colline en contrôlant d'importantes voies de communication (vers la ville de Potenza, la Vallée du Diano et la Vallée d'Agri) et à vol d'oiseau avec d'autres centres fortifiés, comme le château de Brienza et la tour de Picerno. Après les études pendant les années '60 du dernier siècle conduits par la British School at Rome, le site a été étudié par l'équipe de la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera du 2006 au 2009. La même école est maintenant en train de s'occuper d’ultérieures recherches. L'agglomération médiévale a effacé presque du tout les traces d'un établissement précédent datant de l'age des Lucaniens (probablement du IVe siècle av. J.-C.), duquel ne reste qu'une petite partie des murs de fortification sur le versant occidental. Des blocs des murs d'enceinte ont été réutilisés dans la reconstruction de la tour, et ils sont bien visibles aux angles. Les premières témoignages de l'existence de Satrianum remontent à l'Haut Moyen Âge : dans l'hagiographie de Saint Laviero (datée 1162 selon une transcription du 1562) le diacre de l'église de l'ancienne ville de Grumento, Roberto de Romana, conte de la translation des reliques du saint de Grumento à Satriano, après le siège de la ville par les Sarrasins (878 av. J.-C.). Les sources documentaires nous content que, pendant la période normande, la ville avait un dominus (Sarlus et après Goffredo, entre la fin du XIe et le début du XIIe siècle) et qu'elle était aussi un siège épiscopal (la première mention est du 1080 : dévouement d'un autel à Saint Stefano par l'évêque Giovanni). La construction de la ville remonte à l'age Normand. Cette dernière était entourée d'un mur d'enceinte et à l'intérieur elle ne contenait pas seulement les logements, mais aussi les deux pôles du pouvoir politique et religieux : la tour carrée en position décentralisée par rapport aux foyers et la cathédrale. La tour, qui a été récemment restaurée, présente une citerne au rez-de-chaussée, en se développant sur deux niveaux, et il est probable qu'il y avait aussi un troisième étage qui n'a pas été conservé. L'entrée, soulevée par rapport à la rue, représente un instrument de défense des attaques des ennemis. La tour était probablement le lieu dédié au logement du seigneur, mais elle contenait aussi des espaces fonctionnels à la vie du fort, comme une trésorerie et une pièce pour le stockage de la nourriture.

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PPlan de la cathédrale et des pièces de la résidence de l’évêque avec l’indication des sépultures (de F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, "Gli spazi del potere", p. 233)

La cathédrale est caractérisée par une plante à trois nefs absidales, avec deux lignes de piliers. La nef centrale est plus large que les autres. Le plancher était composé, au moins en partie, de tuiles de terre cuite embellies avec des décorations. Pendant la période des Angevins la structure subit des rénovations : les tuiles de terre cuite sont substituées par des dalles en pierre et les espaces des nefs latérales sont subdivisés. Dans le bâtiment, et tout au long du mur nord externe, il est possible de relever la présence de certaines "sépultures privilégiées". Dans la partie finale de la nef de gauche, par exemple, une tombe en maçonnerie du XIIIe siècle e été retrouvée. À l'intérieur, il y a quatre sépultures dont la plus antique, une femme, était accompagnée d'un riche trousseau d'ornements en métal, comme 24 petites fleurs en bronze, faisant partie d'une coiffure. En plus, immédiatement à gauche de l'entrée de la cathédrale, une autre tombe en maçonnerie du XIIIe-XIVe siècle avec les restes d'un individu d'haut rang a été retrouvée. Le squelette conserve encore intacts les ourlets d'une robe en lin ou en soie. Un complexe immobilier, composé par plusieurs pièces pertinentes à la résidence de l’évêque (lieux de réunions de la communauté religieuse et chambres de service), placé autour d'un espace ouvert ou il y a aussi une grande citerne pour la collecte de l'eau a été étudié. La cathédrale et la résidence de l’évêque n'étaient pas les seuls bâtiments religieux de l'ancienne ville médiévale : on sait de la présence d'un monastère dédie à Saint Blaise hors des murs de Satrianum et d'une église dédiée à Sainte Marie à l'intérieur de l'établissement. Aujourd'hui il n'y a aucune certitude en ce qui concerne l'emplacement des structures.

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Une des sépultures pendant l’excavation (de F. Melia, "Il complesso architettonico", p. 279)

L'abandon de Satrianum devrait remonter au XVe siècle, probablement à cause d'un terrible tremblement de terre. Le site a été fréquenté de manière sporadique jusqu'au XVIII siècle, quand les structures sont effondrées définitivement. Selon une légende, la reine Jeanne II de Naples (fille de Charles III et Marguerite de Durazzo, laquelle ne doit pas être confondue avec Jeanne Ire de Castille) prit la décision de punir la ville de Satriano en ordonnant le feu et la destruction. De cette manière, elle aurait vengé un outrage subit d'une demoiselle d'honneur par des hommes du lieu pendant un séjour dans la ville. Jusqu'à maintenant il n'y a pas de traces archéologiques qui peuvent démontrer le légendaire feu de Satrianum.

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L’intérieur de la tour avant la récente restauration (de A. D'Ulizia, F. Sogliani, "Dai documenti d'archivio", p. 177)

Bibliographie italienne
G. Spera, L’antica Satriano in Lucania, Cava dei Tirreni 1886.
D. Whitehouse, “Excavations at Satriano a deserted medieval settlement in Basilicata”, in “Papers of the British School at Rome”, XXXVIII 1970, pp. 188-219.
N. Laurenzana, Tito. Storia, vicende, personaggi, usi e costumi, fede, Cassola 1989.
L. Colangelo, “Il complesso architettonico della cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove inda­gini”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 183-192;
A. D’Ulizia, F. Sogliani, “Dai do­cumenti di archivio al dato archeologico: Satrianum e la sua forma urbana”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 171-181.
M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008.
C. Albanesi, “Il complesso architettonico della Cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove indagini nell’area dell’episcopio”, M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 263-271.
F. Melia, “Il complesso architettonico della Cat­tedrale di Satrianum. Le sepolture”, in M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 273-280.
M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009.
F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere civile e religioso dell'insediamento fortificato di Torre di Satriano in età angioina”, in P. Peduto, A.M. Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV), Atti del Convegno Internazionale (Salerno novembre 2008), Firenze 2011, pp. 227-241. 

 

The Satrianum tower

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General view of the excavation area with the cathedral, the episcopal seat, and the tower (from F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere...”, page 239)

The old city of Satrianum rose on the top of a hill, dominating some important routes toward the city of Potenza, the Vallo di Diano and the Agri Valley, overlooking both the castle of Brienza and the Picerno tower.
After the researches conducted during the 60’s by the British School at Rome, the site has been investigated by the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici of Matera from 2006 to 2009. At present,the archaelogical site is studied by the same Institute. The traces of the settlement of the Lucanian age (probably dating back to the fourth century B.C) were almost completely deleted by the medieval settlement, except for a little segment of the defention walls on the western side. Some blocks of the walls were reused for the costruction of the tower and they are clearly visible at the corners.
The first news of the existence of Satrianum date back to the early Middle Ages: in the agiography of Saint Laviero (1162- according to a transcription of 1562) the deacon of the church of the old city of Grumentum, Robertio di Romana, narrates about the transfer of the relics of the saint from Grumentum to Satrianum, because of the siege of the city by the Saracens (878 A.C.).
According to the the documentary sources, during the Norman domination the city was governed by a dominus (Sarlus at first and then Goffredo, between the late eleventh century and the early twelfth century) and it was also an important episcopal seat (dedication of an altar to Saint Stefano by the bishop Giovanni, whose notice dates back to 1080). The settlement of the city was enclosed by some walls and contained not only the dwellings, but also the two poles of the political and religious power: the square plan tower, which is decentralized if compared to the settlement, and the cathedral.
The tower, recently restored, is characterised by a tank on the groundfloor and it is structured on two levels, maybe with a third floor which has been lost. The entry is raised in relation to the road level to assure security against some possible enemy attacks. Presumably, it contained the accomodation of the lord, as well as some rooms which were functional to the life of the fort, as a treasury and a room for the storage of foodstaff.

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Plant of the cathedral and of the rooms of the episcopal seat with the position of the burials (from F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, "Gli spazi del potere", page 233)

The cathedral has a three nave plant, of which the central is the largest one. All the three naves are asped, with two rows of squared pillars. The floor was partly constituted by terracotta tiles with some decorative patterns. During the Angevin age, the structure goes through many remakes: the terracotta tiles are substituted by stone sheets and the spaces of the lateral naves are divided. Inside the building and along the outside of the north wall, there are some privileged burials. For exemple, at the end of the left nave, a tomb in masonry (twelfth century) has been found. The tomb has four entombments: the oldest one, a woman, owed a rich dowry made of some metal ornaments, including twenty-four bronze little flowers belonging to a headgear. In addition, immediately to the left of the entry of the Cathedral there is another tomb in masonry (thirteenth-fourtheenth century) containing the remains of an high-ranking personality, whose skeleton kept still intact the corners of a linen or silk clothing.
A compound between the cathedral and the tower, composed by more rooms, and relevant to the episcopius, has been studied. These were the places where the religious community gathered, including also the service rooms. These settings are located around to an open space containing a big tank for water collection.
The cathedral and the episcopius were not the only religious buildings of the old medieval city: it is known that there was a monastry dedicated to Saint Blaise out of the Satrianum walls, and that there should be also a church dedicated to the Holy Mary inside the settlement. However, it is not certain where the two structures were placed.

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One of the burials founded during the excavation (from F. Melia, "Il complesso architettonico", page 279)

The abandonement of the city should be cronologically dated during the fifteenth century, probably after a devastating earthquake. The site continued to be sporadically dwelled until the eighteenth century, when the stuctures fell definitively down.
According to a legend, the queen Joanna II of Naples (daughter of Charles II and Margaret of Durazzo, and that should not be confused with Joanna the Mad, daughter of Ferdinand II of Aragon and Isabela I of Castilia) took the decision of punishing Satrianum. She ordered to set fire to the city and to destroy it tragically. In this way, the queen would have revenged an offence suffered by one of her damsels carried out by some men of the place, during a stay in the city.
At present there are not any archaeological traces able to prove the fire of the city of Satrianum.

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View of the inside of the tower before the recent restoration (from A. D'Ulizia, F. Sogliani, "Dai documenti d'archivio", page 177)

Italian bibliography
G. Spera, L’antica Satriano in Lucania, Cava dei Tirreni 1886.
D. Whitehouse, “Excavations at Satriano a deserted medieval settlement in Basilicata”, in “Papers of the British School at Rome”, XXXVIII 1970, pp. 188-219.
N. Laurenzana, Tito. Storia, vicende, personaggi, usi e costumi, fede, Cassola 1989.
L. Colangelo, “Il complesso architettonico della cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove inda­gini”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 183-192;
A. D’Ulizia, F. Sogliani, “Dai do­cumenti di archivio al dato archeologico: Satrianum e la sua forma urbana”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 171-181.
M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008.
C. Albanesi, “Il complesso architettonico della Cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove indagini nell’area dell’episcopio”, M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 263-271.
F. Melia, “Il complesso architettonico della Cat­tedrale di Satrianum. Le sepolture”, in M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 273-280.
M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009.
F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere civile e religioso dell'insediamento fortificato di Torre di Satriano in età angioina”, in P. Peduto, A.M. Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV), Atti del Convegno Internazionale (Salerno novembre 2008), Firenze 2011, pp. 227-241. 

 

La torre di Satrianum

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Veduta generale dell’area di scavo con la cattedrale, l’episcopio e la torre (da F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere...”, p. 239)

Sulla sommità di un’altura a controllo di importanti direttrici viarie (verso Potenza, il vallo di Diano e il fondovalle dell’Agri) e in traguardo visivo con altri centri fortificati (il castello di Brienza e la torre di Picerno) sorgeva l’antica Satrianum.
Il sito, già studiato negli anni ’60 dello scorso secolo dalla British School at Rome, indagato sistematicamente tra il 2006 e il 2009, è ora nuovamente oggetto delle ricerche archeologiche dell’équipe della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera.
L’insediamento medievale ha cancellato quasi completamente le tracce di un precedente abitato di età lucana (presumibilmente IV secolo a.C.), di cui resta un piccolo tratto delle mura di fortificazione sul versante occidentale. Alcuni blocchi della cinta muraria sono stati reimpiegati nella costruzione della torre e sono ben visibili agli angoli.
Si hanno notizie dell’esistenza di Satrianum già dall’età altomedievale: nell’agiografia di San Laviero (datata 1162, nota da una trascrizione del 1562) il diacono della chiesa dell’antica Grumento, Roberto di Romana, riferisce infatti della traslazione delle reliquie del santo da Grumento a Satriano, a causa dell’assedio posto alla città da parte dei Saraceni (878 d.C.).
Con l’avvento dei Normanni, sappiamo dalle fonti documentarie che la città aveva un dominus (dapprima Sarlus, poi Goffredo tra fine XI e inizi XII secolo) ed era sede vescovile (prima menzione nel 1080: dedica di un altare a S. Stefano da parte del vescovo Giovanni). Ed è proprio alla fase di frequentazione normanna del sito che risale l’impianto del tessuto insediativo, racchiuso da mura di cinta, con all’ interno, oltre alle strutture abitative, i due poli del potere politico e religioso: la torre, a pianta quadrata, ubicata in posizione decentrata rispetto all’insediamento, e la cattedrale.
La torre, recentemente restaurata, presenta una cisterna al pianterreno e si articola su due livelli, con probabile presenza di un terzo piano non conservato; l’ingresso è rialzato in rapporto al piano stradale, per questioni di sicurezza rispetto ad un possibile assedio da parte nemica. Essa doveva ospitare l’alloggio del signore, oltre ad ambienti funzionali alla vita del fortilizio, quali ad esempio una tesoreria e un vano per lo stoccaggio delle derrate alimentari.

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Pianta della cattedrale e degli ambienti dell'episcopio con indicazione delle sepolture (da F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, "Gli spazi del potere", p. 233)

La cattedrale presenta una pianta a tre navate, di cui quella centrale più ampia, tutte e tre absidate, con due file di pilastri di forma quadrata. Il pavimento era costituito almeno in parte da formelle di terracotta con motivi decorativi. In età angioina l’impianto subisce diversi rifacimenti: le formelle in terracotta vengono sostituite con lastre di pietra e si assiste alla suddivisione degli spazi nelle navate laterali.
All’interno dell’edifico, e lungo l’esterno del muro nord, vi è la presenza di alcune “sepolture privilegiate”. Nella parte terminale della navata sinistra, ad esempio, è stata portata in luce una tomba in muratura (XIII secolo) con all’interno quattro deposizioni: quella più antica, una donna, era accompagnata da un ricco corredo di oggetti di ornamento in metallo, tra cui 24 fiorellini di bronzo appartenenti ad un copricapo. Immediatamente a sinistra rispetto all’ingresso della Cattedrale, inoltre, un’altra tomba in muratura (XIII-XIV secolo) racchiudeva i resti di un personaggio di alto rango, il cui scheletro conservava ancora intatti i lembi di una veste di lino o di seta.
Tra la cattedrale e la torre è stato indagato un complesso costituito da più ambienti ritenuti pertinenti all’episcopio (luoghi di riunione della comunità religiosa, vani di servizio), disposti attorno ad uno spazio aperto dove è una grande cisterna per la raccolta delle acque.
La cattedrale e il suddetto episcopio non erano gli unici edifici religiosi dell’antica città medievale: si ha notizia, infatti, della presenza di un monastero dedicato a San Biagio al di fuori delle mura di Satrianum, mentre una chiesa dedicata a S. Maria doveva essere all’interno dell’insediamento stesso. Allo stato attuale, tuttavia, non si hanno certezze circa l’ubicazione delle due strutture.

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Una delle sepolture in corso di scavo (da F. Melia, "Il complesso architettonico", p. 279)

L’abbandono di Satrianum sarebbe da inquadrare cronologicamente nel corso del XV secolo, probabilmente a seguito di un grave evento sismico. Il sito continuò ad essere frequentato in maniera sporadica fino al XVIII secolo, fino al definitivo collasso delle strutture.
Una versione “leggendaria” dei fatti, attribuisce da sempre alla regina Giovanna II d’Angiò (figlia di Carlo III e Margherita di Durazzo, da non confondersi con Giovanna “la pazza”, figlia di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia), la decisione di punire la città di Satriano ordinandone l’incendio e la tragica distruzione. La sovrana, così facendo, avrebbe vendicato un oltraggio subito da una sua damigella ad opera di uomini del luogo, nel corso di un soggiorno nella città.
Del leggendario incendio di Satrianum non sono state rinvenute, fino ad oggi, tracce archeologiche probanti.

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L'interno della torre prima del recente restauro (di A. D'Ulizia, F. Sogliani, "Dai documenti d'archivio", p. 177)

Bibliografia
G. Spera, L’antica Satriano in Lucania, Cava dei Tirreni 1886.
D. Whitehouse, “Excavations at Satriano a deserted medieval settlement in Basilicata”, in “Papers of the British School at Rome”, XXXVIII 1970, pp. 188-219.
N. Laurenzana, Tito. Storia, vicende, personaggi, usi e costumi, fede, Cassola 1989.
L. Colangelo, “Il complesso architettonico della cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove inda­gini”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 183-192;
A. D’Ulizia, F. Sogliani, “Dai do­cumenti di archivio al dato archeologico: Satrianum e la sua forma urbana”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 171-181.
M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008.
C. Albanesi, “Il complesso architettonico della Cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove indagini nell’area dell’episcopio”, M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 263-271.
F. Melia, “Il complesso architettonico della Cat­tedrale di Satrianum. Le sepolture”, in M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 273-280.
M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009.
F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere civile e religioso dell'insediamento fortificato di Torre di Satriano in età angioina”, in P. Peduto, A.M. Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV), Atti del Convegno Internazionale (Salerno novembre 2008), Firenze 2011, pp. 227-241. 

Alla riscoperta del patrimonio storico e culturale titese

Storia-storie-siti da vedere e raccontare
Un progetto dell'Associazione Donne 99

Introduzione
La vicenda storica e insediativa del territorio comunale di Tito, alla luce di quanto emerso da più di un decennio di rilevanti indagini archeologiche, oltre che da quanto noto dalle fonti storico-archivistiche, è complessa e di lunga durata. Il territorio, infatti, restituisce tracce di occupazione umana che vanno da epoca preistorica fino a giungere alla piena età medievale, con la fondazione e lo sviluppo dell’insediamento di Satrianum, e infine alle soglie della modernità, con le notevoli testimonianze monumentali e storico-artistiche relative alla presenza francescana all’interno della comunità.
Nonostante il patrimonio storico, artistico ed archeologico appartenente alla comunità titese sia dunque consistente, la sua conoscenza e diffusione vanno rafforzate e implementate, a partire dall’interno del territorio stesso.
La comunicazione dei risultati delle ricerche condotte finora, sebbene puntuale e di alto profilo scientifico, ha suscitato un coinvolgimento solo parziale dei diversi livelli in cui è articolata la comunità, per via del suo carattere eminentemente tecnico e settoriale. L’assenza di un servizio strutturato di guide che coinvolga i siti d’interesse storico-artistico e archeologico, e quindi il fatto che essi rimangano sostanzialmente chiusi al pubblico, fatta eccezione per alcune sporadiche occasioni, costituisce inoltre un grande ostacolo alla conoscenza e alla diffusione del suddetto patrimonio.

Contenuti
Il contenuto essenziale del progetto è costituito dalla comunicazione, alla comunità dei potenziali fruitori, della storia del territorio titese, ed in particolare:

  1. dei risultati delle indagini archeologiche;
  2. della storia del Convento di Sant’Antonio di Padova e dei beni culturali in esso contenuti, anche alla luce delle più recenti indagini archivistiche, storiche e critico-artistiche.

La comunicazione, naturalmente, sarà caratterizzata da un registro efficace ed adeguato, che tenga conto della pluralità di soggetti da raggiungere, informare ed attrarre.

Destinatari
La natura del progetto lo rende fortemente trasversale, non diretto quindi a specifiche fasce d’età o ad un target con caratteristiche ben definite. È importante che esso interessi:

  1. in primo luogo la comunità titese, con particolare attenzione alla popolazione scolastica, ma anche ai numerosi concittadini residenti all’estero. L’Associazione “Donne ‘99” ha molto a cuore, infatti, la questione dell’emigrazione e crede fermamente nella necessità di mantenere vivo il legame con i titesi emigrati, anche alla luce dell’obiettivo –non secondario- di realizzare lavori riguardanti il tema sempre attuale dell’emigrazone.
  2. i visitatori che vengono dall’esterno per conoscere e scoprire il territorio.

Responsabili
Le persone che saranno coinvolte nel progetto sono figure interne all’Associazione “Donne ‘99” con specifiche competenze in ambito archeologico, linguistico e turistico alle quali verrà eventualmente erogato solo un rimborso spese forfettario e/o spese vive sostenute.

Finalità

  1. ricostruire organicamente la storia del territorio attraverso la messa a sistema delle conoscenze a nostra disposizione;
  2. sensibilizzare la comunità titese nei confronti del proprio patrimonio culturale;
  3. favorire la conoscenza del suddetto patrimonio su scala regionale, nazionale ed internazionale, contribuendo a fare dei siti oggetto di analisi i poli di attrazione del territorio.

Prodotti finali e metodologia
I prodotti finali del progetto saranno:

  1. la preparazione di visite guidate sui siti d’interesse, in italiano e nelle principali lingue dell’Unione Europea;
  2. la creazione di testi fruibili online sul sito web del Comune di Tito, non solo in italiano ma anche nelle principali lingue dell’Unione Europea;
  3. la creazione di elaborati grafici che rechino, in forma sintetica, essenziale ed incisiva i contenuti del progetto, da inviare anche ai cittadini titesi residenti all’estero.

Gli strumenti utilizzati per il perseguimento delle finalità di progetto sono essenzialmente:

per le visite, i testi e gli elaborati grafici:

  1. ricerca bibliografica;
  2. attento studio in situ delle evidenze storiche, archeologiche e monumentali;

per la fase di comunicazione:

  1. reperimento dei contatti con i titesi residenti all’estero;
  2. ricerca dei possibili canali comunicativi attraverso i quali diffondere i risultati del progetto.

È importante sottolineare la possibilità di comunicare i suddetti risultati anche alle scuole di ogni ordine e grado presenti sul territorio, anche alla luce della possibilità di stabilire con le stesse un rapporto fecondo di collaborazione, da concretizzarsi ad esempio nella realizzazione di laboratori didattici di carattere storico ed archeologico.

Luogo di svolgimento
Il luogo dove saranno svolte le attività sarà la Biblioteca Comunale e la sede di Internet Social Point.

Organismi coinvolti
Comune di Tito- Ufficio Anagrafe e Ufficio Attività Culturali
Archivio di Stato di Potenza
Archivio Parrocchiale Tito
Commissione Regionale dei Lucani all’Estero
Dipartimenti interessati della Università di Basilicata
APT di Potenza
Fonti varie (rapporti con i giovani, figli e nipoti di emigrati, che ogni anno vengono in Basilicata grazie a borse lavoro e viaggi studio istituiti dalla Regione)
Istituto Comprensivo Tito ed eventuali scuole con le quali si potrà attuare gemellaggio culturale

Durata
L’inizio è previsto per il 15/10/2013 e terminerà il 30/9/2014.
Affinché il progetto possa avere i risultati proposti si chiede all’Amministrazione Comunale la disponibilità di uno spazio dedicato sul sito comunale.

La Presidente
Luisa Salvia 

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