Comune di Tito

La torre di Satrianum

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Veduta generale dell’area di scavo con la cattedrale, l’episcopio e la torre (da F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere...”, p. 239)

Sulla sommità di un’altura a controllo di importanti direttrici viarie (verso Potenza, il vallo di Diano e il fondovalle dell’Agri) e in traguardo visivo con altri centri fortificati (il castello di Brienza e la torre di Picerno) sorgeva l’antica Satrianum.
Il sito, già studiato negli anni ’60 dello scorso secolo dalla British School at Rome, indagato sistematicamente tra il 2006 e il 2009, è ora nuovamente oggetto delle ricerche archeologiche dell’équipe della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera.
L’insediamento medievale ha cancellato quasi completamente le tracce di un precedente abitato di età lucana (presumibilmente IV secolo a.C.), di cui resta un piccolo tratto delle mura di fortificazione sul versante occidentale. Alcuni blocchi della cinta muraria sono stati reimpiegati nella costruzione della torre e sono ben visibili agli angoli.
Si hanno notizie dell’esistenza di Satrianum già dall’età altomedievale: nell’agiografia di San Laviero (datata 1162, nota da una trascrizione del 1562) il diacono della chiesa dell’antica Grumento, Roberto di Romana, riferisce infatti della traslazione delle reliquie del santo da Grumento a Satriano, a causa dell’assedio posto alla città da parte dei Saraceni (878 d.C.).
Con l’avvento dei Normanni, sappiamo dalle fonti documentarie che la città aveva un dominus (dapprima Sarlus, poi Goffredo tra fine XI e inizi XII secolo) ed era sede vescovile (prima menzione nel 1080: dedica di un altare a S. Stefano da parte del vescovo Giovanni). Ed è proprio alla fase di frequentazione normanna del sito che risale l’impianto del tessuto insediativo, racchiuso da mura di cinta, con all’ interno, oltre alle strutture abitative, i due poli del potere politico e religioso: la torre, a pianta quadrata, ubicata in posizione decentrata rispetto all’insediamento, e la cattedrale.
La torre, recentemente restaurata, presenta una cisterna al pianterreno e si articola su due livelli, con probabile presenza di un terzo piano non conservato; l’ingresso è rialzato in rapporto al piano stradale, per questioni di sicurezza rispetto ad un possibile assedio da parte nemica. Essa doveva ospitare l’alloggio del signore, oltre ad ambienti funzionali alla vita del fortilizio, quali ad esempio una tesoreria e un vano per lo stoccaggio delle derrate alimentari.

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Pianta della cattedrale e degli ambienti dell'episcopio con indicazione delle sepolture (da F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, "Gli spazi del potere", p. 233)

La cattedrale presenta una pianta a tre navate, di cui quella centrale più ampia, tutte e tre absidate, con due file di pilastri di forma quadrata. Il pavimento era costituito almeno in parte da formelle di terracotta con motivi decorativi. In età angioina l’impianto subisce diversi rifacimenti: le formelle in terracotta vengono sostituite con lastre di pietra e si assiste alla suddivisione degli spazi nelle navate laterali.
All’interno dell’edifico, e lungo l’esterno del muro nord, vi è la presenza di alcune “sepolture privilegiate”. Nella parte terminale della navata sinistra, ad esempio, è stata portata in luce una tomba in muratura (XIII secolo) con all’interno quattro deposizioni: quella più antica, una donna, era accompagnata da un ricco corredo di oggetti di ornamento in metallo, tra cui 24 fiorellini di bronzo appartenenti ad un copricapo. Immediatamente a sinistra rispetto all’ingresso della Cattedrale, inoltre, un’altra tomba in muratura (XIII-XIV secolo) racchiudeva i resti di un personaggio di alto rango, il cui scheletro conservava ancora intatti i lembi di una veste di lino o di seta.
Tra la cattedrale e la torre è stato indagato un complesso costituito da più ambienti ritenuti pertinenti all’episcopio (luoghi di riunione della comunità religiosa, vani di servizio), disposti attorno ad uno spazio aperto dove è una grande cisterna per la raccolta delle acque.
La cattedrale e il suddetto episcopio non erano gli unici edifici religiosi dell’antica città medievale: si ha notizia, infatti, della presenza di un monastero dedicato a San Biagio al di fuori delle mura di Satrianum, mentre una chiesa dedicata a S. Maria doveva essere all’interno dell’insediamento stesso. Allo stato attuale, tuttavia, non si hanno certezze circa l’ubicazione delle due strutture.

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Una delle sepolture in corso di scavo (da F. Melia, "Il complesso architettonico", p. 279)

L’abbandono di Satrianum sarebbe da inquadrare cronologicamente nel corso del XV secolo, probabilmente a seguito di un grave evento sismico. Il sito continuò ad essere frequentato in maniera sporadica fino al XVIII secolo, fino al definitivo collasso delle strutture.
Una versione “leggendaria” dei fatti, attribuisce da sempre alla regina Giovanna II d’Angiò (figlia di Carlo III e Margherita di Durazzo, da non confondersi con Giovanna “la pazza”, figlia di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia), la decisione di punire la città di Satriano ordinandone l’incendio e la tragica distruzione. La sovrana, così facendo, avrebbe vendicato un oltraggio subito da una sua damigella ad opera di uomini del luogo, nel corso di un soggiorno nella città.
Del leggendario incendio di Satrianum non sono state rinvenute, fino ad oggi, tracce archeologiche probanti.

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L'interno della torre prima del recente restauro (di A. D'Ulizia, F. Sogliani, "Dai documenti d'archivio", p. 177)

Bibliografia
G. Spera, L’antica Satriano in Lucania, Cava dei Tirreni 1886.
D. Whitehouse, “Excavations at Satriano a deserted medieval settlement in Basilicata”, in “Papers of the British School at Rome”, XXXVIII 1970, pp. 188-219.
N. Laurenzana, Tito. Storia, vicende, personaggi, usi e costumi, fede, Cassola 1989.
L. Colangelo, “Il complesso architettonico della cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove inda­gini”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 183-192;
A. D’Ulizia, F. Sogliani, “Dai do­cumenti di archivio al dato archeologico: Satrianum e la sua forma urbana”, in M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008, pp. 171-181.
M. Osanna, B. Serio, I. Battiloro (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, “Siris”, suppl. II, Bari 2008.
C. Albanesi, “Il complesso architettonico della Cattedrale di Satrianum. I risultati delle nuove indagini nell’area dell’episcopio”, M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 263-271.
F. Melia, “Il complesso architettonico della Cat­tedrale di Satrianum. Le sepolture”, in M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009, pp. 273-280.
M. Osanna, L. Colangelo, G. Carollo, Lo spazio del potere. La residenza ad abside, l’anaktoron, l’episcopio a Torre di Satriano, Venosa 2009.
F. Sogliani, M. Osanna, L. Colangelo, A. Parente, “Gli spazi del potere civile e religioso dell'insediamento fortificato di Torre di Satriano in età angioina”, in P. Peduto, A.M. Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV), Atti del Convegno Internazionale (Salerno novembre 2008), Firenze 2011, pp. 227-241. 

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